SCANNATEVI. PROPRIO. QUI. NothingMoreThanScars le donne che contanovivllucawearealldeadmarrabbiogaiavandaloaureliapalmettaspalancababaleominniesayuharadeadfetuslife.love.revenge.micheleicequeenbasitovioleclaretticindy




NothingMoreThanScars 
the thin line between good and evil


[[Home]]     [[...Look back in Anger...]]


sabato, febbraio 19, 2005

 
la morbosa inflazione di status Bi in quel di myspace penso stia abbastanza rompendo i coglioni.

punto.

meno plastica, più serietà, diocan.
Miss Ann Thropy bitched about this at 9:04 PM.


mercoledì, febbraio 16, 2005

 
"al mondo nulla finisce" è la menzogna più grande che sia mai stata scritta.
ogni singolo momento perso lo si ricontra presto o tardi. modalità nuove. imbarazzi e sorrisi impacciati. strette di mano e senso di inadeguatezza.
dicono che ogni perdita altro non sia che una trasformazione.
minimizzare.
le perdite restano perdite. cercare invano di riproporre il passato utilizzando strumenti e modalità del presente.
recupero. ciclici tentativi di riciclo senza capo nè coda.
liberarsi dalla banalità non è sinonimo di sollievo.
provare a vivere.
tornare a farlo senza averlo fatto mai.
o sempre. senza essersene resi conto. mai.
vecchio ritornello sul respiro troppo corto, mai profondo, automatizzato.
smarrire quelli che una volta erano cardini. abitudini. quotidianità.
esserne così attaccati. perdersi al solo assaggio della novità.
colori. ritornelli cantati insieme. le immagini restano vive solo nel ricordo.
del resto, ogni ricordo altro non è che una messa in suffragio ripetuta quotidianamente. col sorriso stampato sulle labbra o lo sbuffo perenne.
domandarsi quanto saremmo disposti a dare, pur di tornare indietro, anche per un solo istante. chiudere le porte e fermare tutto. barattare il brivido della novità con qualsiasi cosa sia andata perduta.
ogni possessione è destinata a scivolarci via dalle dita. respirare e gettare via tutto. l'incoscienza del vivente e del vissuto.
e cercare risposte al freddo.
cullare tutto quello che, almeno per un secondo, è stato nostro.
quello che si credeva potesse essere per sempre. o almeno, per un lasso di tempo ragguardevole.
spaghetti mangiati con le mani, attese perenne, dita dei piedi congelate, sabbia bagnata, noia trasformata in confidenze e risa, suono di passi nella notte, tic toc tic toc, lettere scritte a mano, calligrafie illeggibili, coprifuoco, paletti infilati nel terreno nel modo sbagliato, stazione dopo stazione, sacco a pelo che profumava di the al caramello, favole della buona notte, e ancora, colla vinavil spalmata sulle mani e nuvoloni neri a lambire il tetto della scuola, sangue sul pianerottolo 3 am, piedi nudi appoggiati al cruscotto, caramelle multicolori all'autogrill, strizzare magliette, ti voglio bene in tonalità alcolica quanto basta, sala prove e foglietti scritti a mano, parole senza senso, libri prestati e tornati al legittimo propietario con sottolineature pulp.
qualsiasi cosa io abbia perso.
volerlo così tanto.
la quotidianità, così tanto. bramare la noia. lo sbuffo facile. progetti mai realizzati e tanto sognati, futili argomenti di cui si è straparlato. rincorrere minuti densissimi e conversazioni sin troppo lente.
detestare la novità, per quanto belli possano rivelarsi i regali che riceviamo inaspettatamente.
e restarsene quindi qui seduta su una pila di cuscini cicciotti, felpa rosa stinta e macchiata e mutande rosa maiale.
cercare risposte ciondolando, nicotina svogliata, sdraiata respirare al freddo.
da tanto tempo non ascoltavo gli heaven shall burn.
ogni canzone amata è una colonna sonora.
e quelle meno belle, detestate, stupidi motivetti che paiono essere stati creati al solo scopo di rincorrerci senza sosta, lo diventano. colonna sonora.
haunted.
haunting.
colonne sonore scontate e banali ascoltate e riascoltate parole e chitarrine lasciate lì a morire riprendere tutto in mano riafferrare sensazioni che abbiamo assaggiato su ciascuna di quelle noti.
le briciole sono state sbattute via tempo fa. tutto fuori dalla finestra. un colpo e via. o molto più lentamente. lasciare che la patina di polvere e oggetti nuovi depositati lì sopra le trasformasse piano piano in qualcos'altro.
migliore o peggiore che sia.
notti di mancanze.
l'incapacità di mostrarmi fragile al momento opportuno (ovvero nei momenti meno oppportuni) mi trascina adesso su questo pavimento, cuscini appoggiati sotto il culo, parole dettate di fretta a diari virtuali letti troppo di fretta e troppo a casaccio. dalle persone giuste nella maniera sbagliata. parole che mai arriveranno ad altri che nemmeno ne conoscono l'ubicazione.
senza alcun tipo di chiave d'interpretazione.
perchè ogni frase ne necessiterebbe.
ogni frase scritta e pensata da chiunque.
non bisognerebbe mai essere troppo certi di aver colto il messaggio.
andare avanti.
scrivo troppo male e non sono assolutamente in grado di giungere a qualsiasi destinazione. ma questo, è un altro tipo di discorso non affrontabile in questo momento.
mi chiudo e gli chiudo la porta in faccia da mesi. troppo demoni fuori. troppo silenzio dentro.

mi addormento troppo tardi, sempre troppo triste.
e la mattina, ogni ricordo malinconico è andato perduto. abbandonato su un cuscino che ha conosciuto l'insonnia troppo a lungo.
durante il giorno, non riesco semplicemente a ricordarmi di essere così triste. di bramare così tanto troppe cose che si sono allontanate, troppe cose che ho lasciato andare, troppe cose che nemmeno rivorrei attorno. accanto. dentro.
del resto, il buio asseconda ogni malinconia, è risaputo. fallimentari speranze e vane lotte contro il tempo. battaglie impari possono sembrare quasi vinte agli occhi di un'insonne.
non c'è bisogno di chiedere nulla.
solo, se le domande possano essere indirizzare verso punti fermi a nostro piacimento.
o meno.
ipnotico monologo a due.
non cerco risposte, solo nuovi interrogativi.

buonanotte.

heaven shall burn. hatebreed. for god they die.
Miss Ann Thropy bitched about this at 1:11 AM.