SCANNATEVI. PROPRIO. QUI. NothingMoreThanScars le donne che contanovivllucawearealldeadmarrabbiogaiavandaloaureliapalmettaspalancababaleominniesayuharadeadfetuslife.love.revenge.micheleicequeenbasitovioleclaretticindy




NothingMoreThanScars 
the thin line between good and evil


[[Home]]     [[...Look back in Anger...]]


sabato, luglio 03, 2004

 
tra qualche giorno sarò molto meno rompicoglioni.
promesso.
anche perchè, inizio (o ri-inizio) dell'università, non ci sarà più nulla per cui fremere e nulla per cui farsi così tanti sbattimenti.
datemi un paio di giorni. e poi ancora una settimana.
tra dieci giorni, il solito.
nel frattempo. sopportatemi, nel bene e nel male, nella fissazione, nella paranoia, nell'agitazione, nella malinconia, nella confusione, nell'inquietudine.
un po' in tutto insomma. sopportatemi. lasciate che parli.
poi parlerete voi.
adesso come adesso, non mi sta bene nulla.



Miss Ann Thropy bitched about this at 8:12 PM.

 
non c'era nemmeno bisogno di dirlo. ulteriori spiegazioni. silenzi. sotto le coperte. completamente vestita. un'estate priva del sapore di olio solare. completamente vestita. i jeans. la canottiera bianca. le calze nere. melodie che perforano e urla che straziano.
sotto le coperte. dormo. non penso. dormo. punto. e non c'era nemmeno il bisogno di dirlo. of bitterness and hope.
Miss Ann Thropy bitched about this at 3:58 PM.


venerdì, luglio 02, 2004

 
fury fest 2004.
ovvero, se tutto va bene, siamo rovinate.
ovvero, il festival della salamella, dei cessi intasati, delle unghie zozze, delle caramelle sciolte tra i capelli, delle abbronzature da camionista e della molestissima ubriacatura dei metallozzi francesi.
ovvero.
con calma.
giovedì mattina. spegnere la sveglia senza nemmeno accorgersene e arrivare quasi in ritardo con i capelli zozzi all'appuntamento in centrale per beccarsi con le palmette (aka filo, filo, tadzio, dome, ste) e la vale. orio al serio. parigi. marlboro alla menta. MILLE telefonate per trovare un ostello che non fosse già strapieno. vista panoramica sul nulla più totale, nuvoloni neri e casermoni. poi montmartre e la ricerca (da cui mi sono misantropicamente esentata) di altri compagni di avventura destinazione fury fest.
che se i tedeschi girano tutti con le scarpe da skate e il bracalone largo non significa certo che. che poi ci trovi la toppa dei nirvana sullo zaino e delusione per incompatibilità musicale, ecco.
a mezzanotte scatta il compleanno della vale che diventa finalmente able to vote, drive, sign e insomma, le si apre appieno la porta delle possibilità e degli sbattimenti.
e quindi auguri seduti attorno ad un tavolo sette cristiani (ma anche no) e una sola birra, io e la mia frenetica voglia di trovare qualcosa da mangiare.
discussione che ruota attorno alla questione converge, ovvero, non dire che sono sopravvalutati quando sai benissimo che non lo pensi. oh yeah. e in seguito attorno ad un'unteriore delirante discussione ovvero, sono più malati i dillinger escape plan o gli shai hulud, ovvero, quale dei due ha più senso ovvero, dopo tre minuti decido di eludere sapientemente il diverbio e rimango zitta in un angolo, io e le mie sigarette alla menta da dieci leuri il pacchetto.
che se pure aumentano le possibilità di sterilità e fertilità con tutte le paturnie emotive che ho vissuto negli ultimi dieci anni questo mi sembra proprio il problema minore, dato che sono lungi da arrivare al momento in cui potrò scegliere con fare adulto se concepire o meno una creatura. superfluo dire che lasinenza sessuale versa ormai in condizioni così drammatiche che dubito ormai di poter vedere quel momento, prima o poi.
ad ogni modo.
alle due di notte abbiamo l'ulteriore riprova del fatto che, in quanto ad igiene e sudore donne vs uomini uno a zero. e il mio spray ormai millenario alla menta piperita coprirebbe comunque ogni tipo di olezzo, e quindi. sono comunque più avanti, e di più e più spanne sommate le une alle altre, diocane.
la palmette assediano le norvegesi in piena pre-pubertà, io e la vale aspettiamo che ci si asciughino i capelli, tre inglesi nè carne nè pesce e due chiacchiere sulle scale, letti distrutti e continue urla dalla camera a fianco.
la mattina dopo, fury fest fury fest fury fury fest.
in treno verso le mans ulteriori deliri, lo show filo-dome sulla questione "cosa interndere per ammmore" "in mio paesse", fauna che lascia con l'acquolina in bocca, francese supertuff (ci tengo a specificare che non tutto quello che scrivo deve essere preso sul serio) con felpa bianca, prosciutto non vègan a fianco, capello corto e infamissima canotta verde oliva con tamarissimo pelo in bella (o più o meno) vista; ragazzo con occhiali grandi (aka antoine, o meglio, era antoine???), maniaco ultrasessantenne privo di qualsiasi fascino che commenta la pochezza del mio didietro, tadzio che dorme incappucciato, blablabla.
arrivo a le mans. incontriamo l'altra macchinata italiana composta dal capo della scena aka nadir aka canemangiacane aka il cantante dei piacca, leo aka leo, gigi aka basito aka gerbillo e aldo aka aldo from napoli aka billy aldo (ricordo che non si tratta di una storpiatura di biliardo bensì di billy idol) aka colui che si spezzerà il culo durante uno stage diving facendoci prendere non poca paura.
saltiamo saggiamente tutta la fila (italians do it better) grazie a dei tizi from israel (unici stranierissimi a parte noi italiani, qualche inglese e poco altro). montiamo le tende e poi tutti dritti al circuito.
che francamente, da profana, manco l'ho visto io il circuito in sè, poteva benissimo essere una strada qualunque che era li stess.
zarrissimo. capannone dei tatuaggi (su tutti vince quello di elvis con tanto di note musicali coperto in seguito da un lupo che ti deprime solo al pensiero), mega stand distro magliette (unici miei acquisti, data la pochezza di soldi e data la mancanza di taglie girlie CALIBAN, WALLS OF JERICHO, cd dei bridge to solace e saving throw, uno vecchio degli undying e uno vecchio degli heaven shall burn gentilmente donatomi dall'amico gerbillo) (ma chissà dov'è basito..."eccomi") con tanto di distro phyrrus (e il trentenne senza dente alla distro presente a tutti i festival vince ancora una volta il premio di superfauna del weekend) e imbarazzante discussione sull'ormai innominabile gruppo belga con il suddetto toothless tuff guy. (e l'acquisto della spilletta 86 è la definitiva asse che costruirà la mia tomba per il resto del weekend), roba da magniare marcissima aka patatine e salamelle (uniche mie vettovaglie in tutti i tre giorni), paella, insalata, crepes e cose di quetso genere, alcuni stand zarrissimi senza arte nè parte e poi le due venues, la più piccola altrimenti della il forno del fury fets data la simpatica ondata da PHON che ti lasciava a terra appena osavi muovere un passo in quella direzione, e quella grande, abnorme contenitore di anfibi, individui di un marciume all'ultimo stadio e chilometri di capello lungo.
le pareti delle suddette venues sono diventate in un attimo appoggi per dormite infinite al dolce suono di grind e metal becero della peggior/miglior specie. incontro dell'altra compagnia italiana di cui però non ricordo i nomi, gente simpatica, ad ogni modo.
con 70 gruppi, finisci inevitabilmente per cagarti la minchia quantunque i suddetti possano essere validi, e quindi il totale dei concerti visti, da parte mia, ammonta ad un quarto della roba.
il fury fest è stato anche il festival dei sosia, sosia di max senza un dente (ma che cazzo succede in francia???) monoespressivo ma voltenterosamente prestato alle nostre macchine fotografiche , il benza in ostello, pancini in metropolitana e via andare.
leo ce lo perdiamo per la meggior parte del tempo tra foto, chiacchiere con i curl up and die e le infinite doccie nel backstage, aldo tenta di fracassarsi l'osso sacro, ma questo è il giorno dopo, il cantante dei piacca si ritrova a bere rum (o meglio, non è rum bensi pampero dell'esselunga O_o) con il cantante dei terror e sono risate generali, billy aldo enuncia le sue generalità agli infermieri francesi, la palmette riescono inspiegabilmente a vedere quasi tutti i gruppi nonostante il livello supremo di stanchezza raggiunta. ma questo, è ancora due giorni dopo, e quindi.
e quindi degni di nota caliban (mi preme anche menzionare la collana con le caramelle sciolte tra i capelli al termine del loro concerto e mi preme anche menzionare l'ultima canzone, un finale da ghe sboro coi brividi), altri gruppi che manco starò qui a citare (throwdown, terror, paint the town red che su cd mi fanno cagare ma dal vivo hanno reso e continuano a rendere) ma soprattutto shai hulud, mezz'ora di emozione, delirio, sudore, passione, emotività, adrenalina, ferro e violenza. punto.
never trust tonys, ma quante sigarette fumi, cose di questo genere.
e sapere che.
rendersi conto del fatto che.
accettare ogni limite, perfetto, accetto le condizioni poste.
detto questo, da questo momento potrei pure ripetermi, dato che continuo il report dopo 24 ore di inattività e la voglia di rileggere quello che ho scritto in precedenza latita, ma insomma, del resto cinque/massimo dieci cristiani leggeranno queste parole e quindi ecco. punto.
la prima sera quindi dopo un pacco tiratomi (come sono propensa a pensare) o tirato (come dice invece leo) torniamo in tenda e si dorme, senza troppi cazzi per la testa, sporchi marci, freddo ladro, sveglia ogni mezz'or per infilarmi altri pantaloni, altre paia di calze, altre magliette, riposizionarmi nel sacco a pelo.
inutile dire che il giorno dopo, a causa del poco sonno, comincio già ad alzare il livello del mio malumore generale. e quindi, avendo deciso di risparmiare quei pochi ma fondamentali leuri (risparmio che comunque non mi consentirà di fare nessuna vacanza al mio ritorno, ndr) ci rechiamo al carrefour a fare la spesa. e via con le corse sui carrelli (part one) e via con l'inseguimento del secondo premio fureshta del festival ovvero macho core con capello corto e nessun orpello stretch/frocio addosso.
che l'unico orpello frocio che ho tollerato al fury l'ho pure indossato io e comunque è altamente perdonabile. e non era mio.
supermercati francesi = paese dei balocchi. torno a milano con 9 tipi di the diversi, ovomaltina, cereali lion che si riveleranno però deludenti in quanto diversi da quelli visti in belgio blablabla.
xdovex xcazzox xsietex
e poi festival, caliban, walls of jericho, throwdown, cose di questo genere. caldo ladro. collana tra i capelli citata ormai tre volte. foto. liti. malumore che avanza.
ma la notte la festa non è finita e quindi evviva la vita. la gente si sveste, giustamente, alle cinque di mattina nel bel mezzo del campeggio, e io a vale ci ritroviamo spettatrici del campionato su carrelli della spesa dell'estate duemilaequattro distinto in differenti specialità, ovvero, lancio del carrello, introduzione spontanea nel carrello e successiva discesa libera lungo una collina all'interno del campeggio, eguale disciplina in modalità acrobatica (e quindi via alle discese a quattro, discese con culo di fuori, gente abbracciata nel carrello e via andare), gara di velocità tra due differenti carrelli ma soprattutto. MOSHPIT DEL CARRELLO. simpatico gioco continuato tra liti, urla, ma soprattutto grasse risate fino alle sei di mattina. distruzione di una tenda più e più volte. la lezione a seguire potrebbe essere: mai posizionare la tenda lungo la strada principale. MAI.
inutile dire che il connubbio: sporco, ore di sonno in due giorni pari a zero, gruppi di merda l'ultimo giorno, crisi d'identità, senso di incomprensione, intolleranza a patemi d'animo danno il via al festival del malumore e dell'isterismo per quanto mi riguarda.
ringrazio quindi colui che è stato capace di parlarmi, sedarmi nel corso di tutta la giornata.
per quanto mi riguarda, per quel giorno i ringraziamenti vanno solamente ed unicamente a quella persona.
e ai terror, ma questo, chiaramente, va da sè.
il giorno in cui mi sono persa gli agnostic mentre ignara di tutto mi trovavo ad assistere malgrè moi ad un'imbarazzante esibizione degli zeke. inutilità musicale.
fine delle polemiche. non intendo aprirne.
ah. la notte precedente marpionaggio a manetta, nostro malgrado. francesi molesti ma comunque simpatici urlano "ci amo" alle cinque di mattina. svegliando più o meno nessuno.
e alla fine, con gli slipknot il festival finisce, si salutano i compagni che partiranno pochi minuti dopo e mi maledico zitta zitta per la solita faccia di merda incazzosa che riesco a tirare fuori sempre nei momenti meno opportuni. ma del resto. quando non è destino, non è destino e basta.
del resto mi permetto di ricordare che no, non sono figa, no, non mi metto i vestiti carini e no, non li personalizzo nemmeno, no, non mi tingo i capelli e non ho tagli del cazzo e a parte la faccia che mi ritrovo non ho praticamente nulla che mi possa contraddistinguere. sono inoltre dotata di un pessimo carattere, una timidezza imbarazzante, un astio verso il genere umano parecchio ampio e un equilibrio psicologico a dir poco instabile. indi per cui. qui da queste parti i fidanzati latitano, non si chiava mai, nessuno mi ha mai fatto chissà quali proposte negli ultimi 12 mesi a parte un francese urbiaco poche sere fa e non si chiava mai, e adesso, venite pure a chiedermi perchè sono intrattabile, intesita, irritata e mai serena. e quindi, prima di parlare, rileggetevi le precedenti parole e analizzate un po' la situazione, dio di un cane, prima di venirmi a dire quanto sia facile cambiare le cose.
ma diocane, vaffanculo, va.
l'ultima notte delirante, io e la vale veniamo assediate dall'allegra compagnia di francesi molesti con tanto di urla a fianco della nostra tenta, oggetti contundenti gettati addosso al nostro igloo e infine minacce di accoltellamento nei confronti della nostra tenda con a seguire accadimenti cui non oso pensare.
e quindi proviamo ad indovinare chi resta ancora una notte sveglia, seduta a terra a fingere di ridere delle immense battute dei poveri francesi nel vano tentativo di tenerli a bada?
nel frattempo riesco anche a perdere una lente, prontamente ritrovata dalla fida vale nel bel mezzo della mia valle di lacrime. la prospettiva di passare gli ultimi giorni a parigi e smontare la tenda con cinque diotrie (o diottrie) in meno non è delle più allettanti, del resto.
e quindi alle cinque si smonta la tenda e ci si parcheggia davanti al bar fino alle otto. foto risate confessioni scuse bestemmie e lamenti vari.
prossimo anno. festival straightedge diocane.
i giorni dopo a parigi verranno recensiti nei prossimi giorni.
bilancio del festival, patemi emotivi e occhiaie che avanzano ed equilibri instabili, ottimo.
bilancio del morale al ritorno a casa, pessimo.
va da sè.
ci ho lasciato un quarto di cuore.
Miss Ann Thropy bitched about this at 9:06 PM.

 
dopo aver constatato che mia sorella non parte più per due mesi ma rimarra qui a cagare la minchia in questa lunga estate cash-free posso anche prendere un coltello e recidermi definitivamente i polsi.
e con questo. sparite tutti dalla mia vista per i prossimi giorni.

punto.
Miss Ann Thropy bitched about this at 6:50 PM.

 
come fosse la calma prima della tempesta.
stato di calma apparente, tranquillità relativa.
come se qualcosa fosse sul punto di crollare, definitivamente, implosione esplosione.
come se quel qualcosa fossi io.
sul punto di crollare.
relativa pigrizia prima della tempesta, momentaneo calo di pressione, sdraiati, sdraiati sul letto, approfitta del silenzio per entrarci dentro, sentire più nulla, lasciarsi divorare da tutto quello che non è. non sono, non riuscirò mai ad essere.
tutto quello che mi verrà portato via, brutalmente.
come essere appena tornati e dover ripartire in tutta fretta, una partenza di cui non sento alcun bisogno. mente altrove. divorata. cuore a brandelli. quel che ne rimane.
chiedermi niente. indagare. basterebbe un gesto. quando un buffetto sulla guancia riesce a sciogliere, sentirsi importanti, non più impotenti.
chiedermi niente, a nulla servirebbe, inutile caccia al tesoro alla ricerca del definitivo tarlo, l'ultima goccia, la delusione finale.
uno. due. tre. troppi i motivi. nemmeno uno.
la mia personale ricerca di una giustificazione, una sola, una importante. il vuoto attorno e il freddo dentro. il vuoto dentro. il caldo attorno. comprendermi, chiedi.
non sono nemmeno capace di sbrogliarmi dentro. leggere. un poco. cercare di afferrare.
la matassa, preferisco quasi distruggerla. in alternativa, un cappio intricato.
la mia fine o la vostra.
lenta lenta. la mia. lasciarmi spegnere. la risposta non è uno scalino dopo l'altro.
l'affanno. il traguardo.
è lasciarsi scivolare, lentamente, scendere le scale con il culo appoggiato per terra, spingendosi con dita ruvide, sporche. senza fretta. poco male, senza fretta.
sentire comunque. sentire il niente che diventa tutto.
sentire il tuo tutto diventare nulla. nullità totale. fine delle trasmissioni. ogni singolo campo.
non riuscire a godere di ogni sfumatura.
indagagare.
la delusione.
la frustrazione, continua.
la mancanza.
è uno. sono due. uno e mezzo. quale sia quello che fa più male. saperlo, aiuterebbe. urlarlo.
gettare via tutto. ceneri ovunque. una città distrutta. mitra alla mano. una città senza più case, scuole nè famiglie.
e restarsene lì, avere finalmente i vestiti insanguinati e una ragione plausibile per poter piangere.
piangere. non posso. tornare indietro. giorni in cui appariva così facile. lacrimoso sfogo verso la salvezza. frignare. stare bene. due più due.
resto immobile. silente. sorrido. dentro tutto il marcio. la frustrazione, la confusione, la totale incapacità di portare avanti ogni obiettivo, la totale incapacità di reggere ad ogni sguardo, la mancanza.
troppi i mesi, quando ogni singolo giorno è sinonimo di fardello.
quando le dita delle mani non bastano, nemmeno un calendario.
voler tarpare ogni sorriso. bruciare tutto.
so sorry. but. that's it.
camminare sulle macerie. da sola. portare via poca roba. qualcuno.
che sia in grado di farmi sentire importanti.
quelli che non dicono, prossimamente, bensì stasera. che ti svegliano nel cuore della notte senza farti incazzare. quelli che ti prendono la mano e rinunciano ai concerti. pur di farti stare bene. quelli che restano lì silenti. abbraccio emotivo. che ti fanno ridere. che ti prendono sul serio. che sono incapaci di denigrarti in modo serio. quelli per cui sei in cima alla lista. a cui manchi. quelli che sono in grado di spronarti. sempre e comunque.
le macerie.
portami via. ti chiedo portami via.
una ragione sola. una mattina migliore. non ho alcuna voglia di vedere il sole.
solo. lasciami uscire o mischia la tua disperazione alla mia.
andiamo a vedere il baratro. insieme.
così male. sdraiata sul letto. non vedo ragioni. troppo sole. rumore. vizi. stravizi. sorrisi. sogni in cui nemmeno riesco ad entrare.
sono incredibilmente stanca di fare da spettatrice.
sono incredibilmente stanca di quello che ogni momento non è in grado di regalarmi.
come and take a look al the abyss with me.
portami via.
spariamo a tutti.
Miss Ann Thropy bitched about this at 5:49 PM.