domenica, dicembre 14, 2003
I give up the ghost saranno boicottati giacchè
1) li ho visti una settimana fa
2) non mi hanno affatto entusiasmato
3) è più uno sbattimento che altro
4) non sono dell'umore adatto
5) non sono dell'umore adatto per e salutare, parlare, discutere, sorridere, recensire il belgio, sparlare, chiarire blablabla.
e quindi no.
e quindi quale migliore alternativa se non il sud? Aria di casa. Poche pretese. Se parlo parlo se no ascolto. Focaccia e succo di pera. Tornerò presto, ho voglia di finire le 120 giornate.
In realtà non ho voglia di niente, ecco. Però.
Miss Ann Thropy bitched about this at 8:46 PM.
wendigo. no.
Miss Ann Thropy bitched about this at 4:10 PM.
Una di pomeriggio, troppo presto per poter fare qualsiasi cosa, e sogni che bruciano l'anima, svuotandola, ti rovinano, ti ritrovi con niente da poter offrire come scambio, tutto quello che hai ti sembra simile al nulla, quotidianità impalpabile e i problemi, nel giro di poche ore, avvolta supina dentro tre strati di coperte e la felpa di holly e benji, paiono essersi ingigantiti, come un boccone di pane mal masticato bloccano l'esofago e sembrano non volersi spostare da lì.
Quando anche due metri diventano la metafora di una tortura, figuriamoci se in salita.
Ed è tutto qui, non c'è nient'altro, ho chiuso gli occhi con immagini di questo genere e al mio risveglio ho trovato gli stessi pezzi del puzzle, le stesse maschere a ballare in una diversa festa, un allegro carnevale mangereccio ha assunto le forme di uno più plastico, e fittizio, allucinante in puro stile eyes wide shut.
Tutto questo per dire che gli occhi fissi su di me e le attenzioni/disattenzioni ancora non riesco a tollerarle, ho bisogno della giusta dose di ogni sentimento per sopravvivere armoniosamente, le giuste gocce di affetto e amore e disprezzo e scherno e saliva e sangue e sorprese e aridità al fine di evitare e terrore e tremore.
Sono più di cinque mesi che non riesco a stare male, cinque mesi in cui non sento la voglia, lo sprono, la spinta di afferrami la testa tra le mani e piangere, non ricordo quasi più il sapore di mascara bagnato.
Arida. La mia camera the waste land, tutto il mio regno.
Alle volte non riesco a trovare il lato positivo in tutto questo, solamente, la paura di aver esaurito le scorte di emozioni.
Le persone con cui vorrei parlare sono bellissime, io lo so, solo, non sono capace di affrontarle.
Zao e the lipton al limone, ecco.
Importante postfazione. I sogni non sono necessariamente desideri, giusto?
Ma vaffanculo tu, i vuoti d'aria, le scuole medie, i personaggi ormai mitizzati, il ciclo in piena estate, i compiti delle vacanze e il mio zaino verde. Ma sopratutto, scontato dirlo, tu.
Miss Ann Thropy bitched about this at 2:10 PM.
venerdì, dicembre 12, 2003
Numero uno detesto il sole
Numero due le uniche bustine di the NORMALE rimasto fanno cagare
Numero tre ho i polmoni pieni di catarro
Numero quattro devo vomitare
Numero cinque ho fatto dei sogni di merda, con decine di spagnoli che si lanciavano dal terzo piano di un palazzo altissimo
Numero sei conseguentemente al punto cinque saltava tutto il goodlife fest
Numero sette mi sono svegliata con i thursday
Numero otto sento la presenza inquietante e palpabile di una mancanza
Numero nove potrei sapere di cosa si tratta
Numero dieci non ne sarei affatto sicura
(numero undici il galli è chiuso e devo andare fino al giesse per comprare i biscotti. se. ciao.)
Miss Ann Thropy bitched about this at 10:38 AM.
giovedì, dicembre 11, 2003
It was the first time face to face
I'm crossing the line
Talking to the other side of death
Hearing the words that choke memories into flatlines
I'm calling your name hoping for something to wash these dreams of you away
E se ce ne stessimo semplicemente in silenzio, godendoci l'antiverbo per un'ora o due?
Non è un addio, eppure ci somiglia tanto.
Rimpiangere i momenti in cui ogni singola azione pareva perdersi all'infinito, le possibilità molteplici, non si conosceva fretta.
E adesso guardami. Non farò quel passo.
Miss Ann Thropy bitched about this at 10:03 PM.
Riesco a sentirlo persino nei sogni, il freddo.
Lo sbalzo termico che comporta il cambiamento.
Perchè ogni passo avanti è una nuova distanza.
Metri e metri sembrano ormai separarmi da identità che prima per me erano tutto, le uniche modalità che sembravo conoscere. Un passato che appare monodimensionale, ho lentamente imparato a plasmare quello che per me era l'unico dei mondi possibili, prenderlo tra le mani, frammentarlo, osservarlo nel suo essere maledettamente omogeneo per poi amalgamarlo con tutto quello che sono diventata, giorno dopo giorno, ora dopo ora.
E il coraggio, e al contempo la viltà di staccarmi in modo così netto da autoscatti so nineties.
E' il coraggio? E' la viltà?
Anche nei sogni sento il freddo, il cambiamento che mi precede, pensare per un nanosecondo di poter correre indietro per poi rendersi conto di essergli legata da una fune stretta, che stringe i polsi, e pulsa e pulsa e pulsa.
Cambiano persino le canzoni che scelgo, le colonne sonore più adatte ad ogni momento, ci sono emozioni che valgono sempre meno.
Non vorrei svalutare il passato.
Ma è l'inevitabile conseguenza dell'eterno scegliere.
I 50 caliber spaccano i culi a tutti quanti.
Ecco, altro che cd pacco, ho fatto proprio l'acquisto perfetto.
Miss Ann Thropy bitched about this at 11:16 AM.
martedì, dicembre 09, 2003
GIVE UP THE POST.
"SEO. LIKE MEO. LIKE BEO"
Qualcosa mi dice la recensione del riotfest e del weekend nella sua globalità apparirà su codesto blog in forma frammentaria, giorno dopo giorno, ora dopo ora, così quando mi va.
A dire il vero sono mesi che mi sono rotta il cazzo di scrivere questa pagina blu. Sapere che altri leggono. Tendi a pensarci un secondo, prima di digitare. E un secondo può essere tutto, anche il tempo necessario per plasmare una menzogna.
Alcune perle di Filippo.
"chi è che ha fatto la COLONNA SONORA di pierino e il lupo?"
Io "TCHAIKOVSKY (il nome l'ho preso su internet dato che la mia ignoranza a riguardo non mi pemetteva di scriverlo in modo corretto, ho scelto il meno peggio) o stravinski, mi pare"
Filippo: "Ma no, UNO FAMOSO"
Chicca numero due. CIAO QUERCIA. Giassai.
Altre perle, ricordo dopo ricordo.
Giapponese sui trentacinque ci rifila un volantino che parla di mr. jesus (la cui effigie è stata prontamente scaraventata a terra, frantumata e in seguito gettata nel cestino dopo il nostro arrivo nel secondo ostello) e mi invita a creare un dibattito a riguardo con tutta l'allegra compagnia.
Ottimo auspicio.
Ancora non l'ho letto. Francamente, io non oso. La sentiamo intonare inni sacri mentre gli altri sono al concerto più terone dell'anno, gran premio ai deviate. Io e la Vale ci intratteniamo ritraendo caricature di svariati personaggi della ssssscena. Non chiedete. Sarà gelosamente custodita, la prova del reato.
Il pigiama di filippo. I materassi di plastica. Shangai magnetico. Negozi di giocattoli.
Miss Ann Thropy bitched about this at 9:56 PM.
La stanchezza non è un rimedio all'insonnia.
Già scuoto le spalle, bandiera bianca anche stavolta non riuscirò ad andare a letto prima delle tre di notte, troppe le persone da chiamare e il giorno del ritorno restare a casa è quasi immorale.
Il rischio sarebbe: morda + malinconia lancinante + frustazioni.
Che in realtà non sono in grado, per il momento, di dare un giudizio sincero e obiettivo sull'inter weekend, l'alternarsi di momenti bui, noia e capo chino, rabbia mal gestita, beatitudine e risate è stato frenetico. Cambiamenti d'umore repentini e totali. Bianco o nero.
Numero uno, l'assenza di un paio di elementi ha portato sin dall'inizio non pochi problemi. Un dramma dal sapore teen della durata di dieci minuti e poi decreto il je n'ai marre di rovinarmi il festival dell'ignoranza con il mio solito frignare.
Solo, l'atmosfera sarebbe stata decisamente più rilassata. Più risate e meno scazzi.
Del resto i miei sentimenti paiono scivolare dritto dritto nel colon, senza passare per lo stomaco. Non nuociono più. Mangio e poi cago, questo sono, e il trauma, e l'effetto collaterale è pari a zero. Ah, beata stabilità emotiva.
Ho già perso la voglia di scrivere, e quindi.
In ostello c'era sta tazza di dracula che non sono riuscuta ad inculare, mannaggia ai gestori onnipresenti.
Ho mangiato dolci per il novanta per cento del tempo, caramelle all'anice, collane di caramelle, dolci belga/i (e sia quel che sia) ricolmi di crema e yogurth alla stracciatella, ringo e dolcetti milka, brioches vegan (si prende quel che si prende) al cioccolato e molto altro ancora.
Marlboro alla menta, un must di ogni vacanza all'estero.
Il riotfest è stata la delusione estrema, atmosfera fredda, moshpit assente, silenzio, braccia conserte, quel maledetto di pieter se n'è restato a casa, sosia di dosone, distro così così e magliette troppo grandi, stanchezza perenne, gelo bastardo, e già che si parla di cose frivole andiamo fino in fondo, fauna maschile pessima, eccezion fatta per un crucco stereotipato e un biondastro non meglio identificato. Fine. Tutti avvistati alle nove di sera di domenica.
Die, dio bastardo, die, che la delusione già me l'avevi rifilata, completi l'opera e ce ne piazzi pura una seconda.
Infame.
Liar suono pessimo, volume bassissimo che li rende inascoltabili e risposta del pubblico pari a zero cosa che rende il tutto un cicinin patetico e squallido.
Degni di nota, walls of jericho, dillinger che se avessero fatto qualche altro pezzo...va da sè...give up the ghost nulla di eccezionale, doppia performance, e ottima, degli zao, dotati di nuovo cantante bravo e culo fino all'estremo.
La maggior parte dei gruppi erano inascoltabili. Noiosi. Scontati. Banali. Ho dormicchiato. Come del resto il cinquanta per cento della cricca italiana lì presente. Ripetute visite al supermercato con abbordaggio fallito di qualche straniero.
(questa volta non io).
E questo è il riotfest. La voglia di tornare al goodlife sale. Vertigine.
Stare bene. Punto, molto bene. Lo sapete, è persino inutile che io lo dica.
Miss Ann Thropy bitched about this at 7:18 PM.
Svuotando lo zaino mi rendo conto della triste verità di aver portato a casa più mutande che cd.
E non va bene, lo so (bene).
Svuotare uno zaino e ammassare i vestiti sporchi a terra è già un tirare fuori la bandiera bianca e decretare la fine dell'intera vacanza.
Quando vacanza corrisponde a quattro giorni più dodici sporche ore, affamate, assetate, coperte di polvere e figure indegne da quindicenni con italiani in partenza per amsterdam (ma ogni momento ha il suo perchè), ma del resto, frase emo, e gettata qui pretenziosamente manco fosse una verità da me coniata, ciò che conta è l'intensità, l'esperienza, il ricordo che ti porti appresso, la voglia di incollarti al sedile dell'aereo e lasciare che torni indietro, a bruxelles, con te sopra, lasciare che milano e quello che ti aspetta vada avanti senza la tua presenza, il tuo appoggio, la tua partecipazione attiva/passiva a seconda della voglia e delle serate e della predisposizione del momento.
Non scappo da nessuna parte, non sento catene nè pugnali pronti a colpirmi, minacce, ragioni per cui dover fuggire, camerette troppo strette nè letto ormai corti, non ci sono parenti asfissianti nè fidanzati gelosi, non ci sono eclatanti delusioni nè depressioni ormai adulte da curare con la fuga, solo, questa stabilità e questa mancanza di novità riescono ad essere più nocive dello stress, mi sdraiavo sul letto qualche giorno fa e non riuscivo a tirarmi in piedi, nessun problema interno esterno e al contempo nessun motivo per trascinarmi fuori dal letto.
Catene. Legami. Affetti. E nessuna spinta.
Nascere in una famiglia nata da due diversi paesi ti segna.
Compagni di classe che raccontavano i momenti emo dei rispettivi genitori, coppie ormai adulte e logore formatesi nello stesso liceo, persone che frequentavano gli stessi oratori, da piccoli.
E io invece ho sempre avuto l'assoluta certezza che prima o poi sarebbe arrivato il mio turno, quello di trovare una mia dimensione, una realtà che parli un'altra lingua, in cui la pasta non sia così maledettamente perfetta.
Nessuna decisione è presa, solo, non sento l'assoluta certezza di appartenere a questa dimensione, ricordi in cui trovano posto i pomeriggi e le serate in via niccolini, l'oratorio di via verga, la latteria di via rosmini e il bar bruno prima che lo ereditassero le lesbiche, il galli e qualunque cosa ci fosse prima del galli, il bar degli zarri in via giusti e le scritte con l'uniposcarosa sui mattoni rosso cupo fuori da scuola.
Avere la vaga sensazione che il passato e il futuro si divideranno un giorno con un taglio netto, fazzoletto bianco e lacrima facile e byebyemilanobyebye.
E finisce sempre che la sigaretta del ritorno sia intervallata da ossessioni su quello che non posso controllare, anni e fantasmi di immagini future. Mentre i quattro giorni passati, diventano ricordo e sono già qui, seduta davanti al solito schermo con la solita tazza che non è quella di dracula e un tipo di the nuovo, al cioccolato, questa volta, uno dei miei soliti suovenirs goderecci.
L'abitudine è un fascino che impigrisce.
Puttana milano, maledetta milano, se ti voglio bene, resto qui e divento niente, giorno dopo giorno, promesse che non mantengo. Basta staccare, una volta ogni tanto, quel paio di festival all'anno, francese in gran rispolvero e tazze di the in locali che non conosco.
per la cronaca.
I ciddì acquistati sono:
shai hulud, hearts once nourished che avevo perso. Maledetta.
as i lay dying/american tragedy, split che promette assai bene soprattutto per i secondi, ma come si sa, mi godo la mia monotonia e le sonorità che sono sempre le solite, ogni cosa si somiglia, non attaccatemi, sono io, veloce ma melodico, urla e sangue e siamo sempre da capo.
50 caliber/die my demon split, unica persona della terra che ha apprezzato quei gran zarri dei dei my demon al goodlife, e stavolta li ho presi, tiè. Felpe nike, polsini in spugna nike e tamarraggine al punto giusto. una volta ogni tanto.
most precious blood, our lady of annihilation. adesso, decido di coprirmi di ridicolo e candidamente ammetto: non li conosco, il nome mi era sempre piaciuto e la copertina di questo album pure. adesso sparatemi. me li aspettavo meno tamarri ma il primo ascolto vale poco.
Introvabili: sleeping by the riverside e saving throw.
Maglietta acquistata: liar. quella più becera. con il teschietto e le ali. amma mia.
Miss Ann Thropy bitched about this at 6:54 PM.