giovedì, dicembre 04, 2003
Sono le tre e nove, e la principessa leia sta ballando sulle note di una canzone di mia martini.
Con "uomini e donne" si può.
Ah, lo squallore non ha prezzo.
Effigi di Yoda imperversano per milano nelle vetrine dei negozi più cool.
Nel regno del ritorno degli anni ottanta, Yoda come un angelo custode veglia su fuseaux fucsia e mutande multicolore.
Portachiavi con attaccato un microlego di star wars: quindici leuri. Alias trentamilalire.
Ancora una volta, mi vedo costretta a seguire colui che sapientemente afferma.
fuck commessi milanesi.
(umore: pessimismo andante. ascolto. morda e il nuovo album dei blink che a quanto pare fa cagare)
Miss Ann Thropy bitched about this at 3:16 PM.
Meno quarantotto, si vocifera.
Mi si afferrano le caviglie e mi si trascina giù dalla fetale postazione poltrona più cappuccino in busta nescafè.
La schiena contro un muro mi si prepara per un confronto all'americana, giocano meticolosamente con le mie membra tentando di farmi stare dritta, sull'attenti, saranno costretti a manovrarmi la testa con dei fili di nylon per far sì che non ricada inerte nè sulla spalla destra nè sulla spalla sinistra.
L'interrogatorio è durato troppo a lungo, la gita che ti avevano promesso comincia a tingersi di cupo e il lato ludico perde ogni importanza.
La ricetta per uscire indenni da un confronto all'americana pare semplice.
Un pizzico di fortuna, espressione rassicurante e mezzo cucchiaino di invito alla reciproca fiducia. Il tutto accompagnato da una spruzzata di autostima. Alta qualità. Doc.
(e l'apparenza è tutto ciò che conta)
Ho deciso di perdere in partenza, gli sbattimenti sono troppi forse è meglio defilarsi e uscire di soppiatto dalla stazione di polizia, sfuggendo ad ogni interrogatorio, questionario, confronto face to face, confronto all'americana, vetri che sono specchi, una costante cura delle proprie espressioni e nervi perennemente tesi.
Mal che vada, resta il moshpit. Questa volta potrei persino decidere di entrarci e lasciarmi distruggere come una bambola inerme. Sangue. Lividi. Escoriazioni. Frammenti di denti. Monete che rotolano in terra. Svenimenti. Palpitazioni.
Solo l'ennesima inutile cura. (salvatemi)
Ma lo piazzo lì tra due virgolette, ho una reputazione da salvare.
La citazione è scontata, e banale. Bianco e nero. Neutro.
Fino a qui, tutto bene. Fino a qui, tutto bene.
Miss Ann Thropy bitched about this at 12:58 PM.
mercoledì, dicembre 03, 2003
Reggae alla stecca.
Ogni commento sul tipo di musica che ho forzatamente udito è superfluo. Il reggae non è musica, è ostentazione forzata di una fattanza spesso fittizia.
Stress. Nessun make up rischia di colare causa pioggia. Pantaloni larghi da vergognarsi e capelli tenuti a bada sotto il cappuccio blu stinto.
C'est moi. Lo stress colpisce nei momenti più impensabili, e in una mancanza di obblighi ogni passo diventa pesante, cucinare stanca e lanci contro il vetro mestolo di legno e vestiti sporchi, libri ancora da finire e scarpe piene di fango.
Ho chiuso gli occhi cercando di trovare un qualsiasi desiderio cui aggrapparsi, uno stato di malinconia da superare, traguardi ancora lontani.
Ma manca ben poco, in questi mesi, e non è frutto di uno squallido accontentarsi di ciò che si ha e tenersi il contentino ben stretto.
Solo, osservare come certi problemi possano risolversi e certi giocattoli loser impolverati tornare in pista pronti a riscattarsi, quasi ti fa sentire vuota, il tuo essere testimone di tale pienezza.
Manca, certo, mille cose. A cui non riesco a pensare, concentrarsi sulle possibili fonti di tristezza mi risulta. così. lontano.
Adesso the e macine.
E si dia inizio alle centoventi giornate di sodoma.
Cartacee, si intende. giacchè qui non si scopa, nè volenti nè nolenti. nè da dietro nè davanti.
Giusto per metterci il tocco di classe. Le cose che mancano. Nemmeno troppo. Io alzo le spalle e sia quel che sia.
Miss Ann Thropy bitched about this at 2:41 AM.
martedì, dicembre 02, 2003
My family sux. Atto secondo.
Minimalismo.
Voglio trucidarli tutti.
But in the end.
Who fucking cares.
Miss Ann Thropy bitched about this at 9:32 PM.
lunedì, dicembre 01, 2003
sabato sera parole fraintese tra i due poli di traffico stradale e concerti in cui il vociare è d'obbligo.
poi i chiarimenti. Riprendo colore. Ulteriore riprova del fatto che. E le previsioni per il weekend variano tra il giallo intenso e il nero apocalittico più intenso. Sinceramente invidio coloro che si lasceranno a casa ogni fardello. Volenti o nolenti.
Ulteriore (e ultima) nota negativa. La rappresentanza italiana cresce giorno dopo giorno. Non che sia male, in sè. Solo, mi sentirò spaesata. Il caldo nucleo semi-familiare si allarga ora dopo ora e inevitabilmente il tepore si disperde. E' una legge della fisica, mica cazzi. E comunque, alcune new entries mi rallegrano. Altre meno. Altre cagheranno il cazzo e cercheranno probabilmente qualche minuto per potersi chiarire, ascoltare futili spiegazioni. No. Il mio fardello peserà già abbastanza.
Ad ogni modo venerdì.
Ieri. Still life. Avevo più o meno la febbre, stavo di merda, mal di testa, pochi soldi e quindi ho più o meno saltato la cena, ad ogni modo il festival pare essere riuscito bene, un paio di gruppi inascoltabili, migliori della serata sicuramente memories of apocalypse, ma è proprio fuori da ogni dubbio, i ragasuoli sanno spaccare i culi ed emozionare al tempo stesso. I destiny riconfermano l'impressione che già mi ero fatta ascoltando una sola canzone su cd. Cioè, come genere potrebbero piacermi, le potenzialità ci sono. Ma manca qualcosa. Mancano (oltre alla seconda chitarra dal vivo, ma questo va da sè) note e colori personali. Qualcosa sfugge.
Le considerazioni degne di nota sono queste due.
Numero uno. Se dico zitti significa zitti. Niente sarcastiche battutine del dico o non dico, lascio ad intendere davanti a tutti i presenti. D'ora in poi, otterrete la versione censurata di ogni mio pensiero e moto d'animo. Spiace, ma ve la siete cercata (o meglio, te la sei), e se non sei riuscito a capire l'importanza che aveva per me questo assoluto silenzio che ti avevo domandato beh, non potrò addossarti ogni colpa, ma la responsabilità resta tua non mia, quindi, nessun rancore, solo, io e te restiamo conoscenti, nulla di più, nessun rancore, ma questo è quanto.
Numero due. La scena brianzola e la brianza youth straightedge crew mi fanno cagare il cazzo. Da escludere paul, luca, checco, colui che era appena tornato dalla montagna e un paio di altre persone (mi riferisco ai presenti, che ci sono anche tante altre brave persone da tenere fuori dalla hate list).
E sono quelli che di te sparlano, che ti regalano la fama di colei che si scopa gli shai hulud, che ti indicano e sparlano con l'amico. In primis, il ragazzino con la felpa grigia che ad ogni concerto, nei momenti meno opportuni importuna tutti cercando di rendersi protagonista del momento stage diving. Che va bene tutto, ma ci sono momenti e momenti e stile e stile. Che tu di stile ne sei privo. Ritorno a casa ascoltando la sigla di classe di ferro e ricchi e poveri. (ebbene sì, a cinque anni anche io ero innamorata del biondo dei ricchi e poveri, ma conservavo il segreto, che un po' mi vergognavo, in fondo)
Ci sono anche tante belle persone. Citare è inutile. Loro sanno. In primis quelle che rimangono a casa.
Miss Ann Thropy bitched about this at 12:56 PM.