venerdì, ottobre 31, 2003
Ci sono blog che leggo (nelle lunghissime e lentissime pre lavorative, che alle cinque di questa sera resteranno solamente un amaro ricordo, alla facciazza di tutti qui scatta la mia definitiva rispresa) unicamente per farmi due risate, per poter vedere il mio ego innalzato di fronte a tante cyber-stronzate.
Un esempio su tutti.
"^___*...ci saranno cose che andranno contro il mio lifestyle,alcool ad esempio....io portero' degli analcoolici fruttosi e gustosi(GOOD CLEAN FUN IS THE REASON)e una candela bianca per illuminare le mie speranze e scacciare i problemi"
Che squallore.
Non tanto per l'essere straightedge, ognuno è libero di fare le scelte sue (anche se spesso altro che libertà, è tutto basato su un continuo condizionamento, ma sono cose dette e ridette quindi stop)....ma gesù cristo, dovevi per forza tirare in mezzo vecchi slogan per rendere tutto ancora più patetico? I cocktail fruttosi. Le candele bianche. Ma porcoddio. Almeno ometti, no?
Miss Ann Thropy bitched about this at 1:20 PM.
giovedì, ottobre 30, 2003
Thursday (waiting), la scleta più deprimente ed introspettiva che potessi prendere in considerazione questa sera.
Del resto, c'è qualcosa di più deprimente dell'immagine di una me stessa immobile, che ferma il ticchettio del tempo e si rannicchia sul letto cercando di osservare e comprendere e cibarsi delle proprie viscere emotive?
Non vorrei essere ancora una volta additata per aver piagnucolato lacrime al sapore di vittimismo, non ho nè il tempo nè la voglia di farlo, di stare qui a scrivere troppo a lungo giacchè tra breve tornerò in camera a riascoltare i thursday per poi cambiare capitolo e chiudere l'autoanalisi e i suoi risultati in un bel cassetto immaginario. Al solito.
Essere capace di piangere. Ma non era questo il punto.
E ascoltando i thursday mi sono tornati in mente vecchi compleanni, la semplice immagine e metafora di una vita che in fondo non mi ha mai soddisfatto.
E in fondo, corro incontro ridendo alle vostre critiche, vittimista egoista e paranoica, giacchè sono io, e per me scrivo tutto questo, anche se ormai non posso fare a meno di tenere conto dei sentimenti di alcune persone che sicuramente ogni giorno più o meno si siedono davanti ai loro piccì digitando nothingmorethanscars, ne tengo conto, e le cose più private restano solamente sospiri, e punti di domanda, punti di sospensione e trovano la loro forma scritta compressi e (ormai incomprensibili) in microsillabe lasciate giù a casaccio. Sono io e ancora non sono il, questo il succo del discorso.
E nel particolare, tante sono le persone a cui tengo....il generale mi delude, è l'amaro che mi ritrovo in bocca ogni notte e ogni mattina, il generale è frustrazione. Un'insoddisfazione perenne.
E cosa sono i regali di compleanno se non la metafora più perfetta di un'intera vita?
Ho cercato tra i vechci ricordi, e quello che mi sono trovata davanti sono le mille immagini di una me stessa più giovane, col ciuffo a onda e gli occhiali rotondi, pianti e bronci per soddisfazioni che non ho mai trovato.
A dieci anni ricevetti per natale un computer di seconda scelta, un commodor ormai passato di moda, inutile, e sono scoppiata in lacrime e mio padre mi bestemmiava dietro e io cosa potevo farci, quell'oggetto di plastica vetro e metallo mi era estraneo, l'unico mio desiderio era un gioco in scatola, quello con il vulcano che sputava palle di fuoco, nemmeno ricordo il nome.
Poi con gli anni si sono susseguiti i classici pensierini inutili, i classici ricordi che scambi con gli amici, un mix di imbarazzo e risate, ci sono state sciarpe marroni e candele viola, maglioni orrendi e troppo larghi e libri che avevo già letto, qualche lira e uova di cioccolato fondente, matite dei simpson e magliette inguardabili....è tutto un acctastarsi di regali di seconda scelta, bene, ognuno ha le sue, si potrebbe obiettare. E la prima cosa che potrebbe venirein mente a qualcuno è la parola viziata. Bene, viziata. No. Qui non si tratta di cose materiali. Si tratta di avere un po' di cura nello scegliere il regalo adatto alla persona che ami, alla persona a cui tieni, un regalo fatto con il cuore, quelli per cui stai in giro ore ed ore e ti si gelano le dita delle mani e i piedi si gonfiano e ti si spezza il cuore quando lo vedi e poco importa che costi cinque o quaranta leuri, poco importa che non avrai i soldi per il concerto o il teatro o il pollo al limone del giorno dopo, si tratta di amare qualcuno al punto tale di conoscerne i gusti e regalargli ciò che vuole.
Che non è un dono materiale. Non è nè una sciarpa nè una matita.
E' solamente un po' di attenzione. E allora mi chiedo perchè io ho sempre avuto il bisogno di dimostrare così tanto, di spendere trentacinque leuri per un anello di rame con su una rana perchè era quella la cosa giusta da fare, e la stronzatina qui e la cassatina lì, e sto sveglia la notte per registrarti il ciddì e vado in tutte le biblioteche di milano per trovarti un libro fuori commercio da quindici anni e fotocopiarlo tutto, solo per te te e per te.
E quello che ho ricevuto, se proprio bisogna mettere le cose su una bilancia (e arriva per tutti il momento di farlo), è stato pari al nulla.
Tutti a fare in culo. Tutti dico tutti tutti tutti.
Thursday e vittimismo.
Affanculo, dico.
Miss Ann Thropy bitched about this at 11:31 PM.
LE IENE. Idea semplice, nessun effetto speciale rilevante, essenziale. Teronaggine dei protagonisti: caratteristica, parte essenziale del film, accettabile.
PULP FICTION. Scatta l'ideona, inquadrature e regia sorprendenti. Livello di teronaggine: oltre la media, qualche scena la si poteva risparmiare.
JACKIE BROWN. Voto non pervenuto a causa dell'orrenda puttanata del film stesso.
e adesso.
KILLBILL. Idea in fondo in fondo sempliciotta, regia strepitosa, ottima scelta delle musiche, uma thurman eccellente, buona caratterizzazione dei personaggi.
Livello di teronaggine: oltre ogni minimo consentito.
Risultato finale. Kill bill è una puttanata.
Mi alzo dopo due ore di film con le palle girate, classica sensazione di amaro in bocca, un agrodolce che pende più dalla prima parte, la voglia di spaccare le vetrine del cinema e dimenticare tutto quanto il prima possibile. Impossibile, vengo irretita dalle discussioni post-movie. Bene, essendo io l'unica cristiana su otto che non ha apprezzato l'opera (opera è una grande parola) nel suo insieme, mi sono dovuta sorbire le rimostranze, gli insulti le chiacchiere le urla i pareri gli sguari estrerrefatti di tutti coloro che invece se lo sono goduti appieno e hanno avuto il coraggio di definirlo il miglior tarantino di sempre.
Bene. Ottimo.
I grandi esperti di cinema, chiaramente, dato che se non apprezzi tarantino eh beh, segue di suo che no, non sai cosa sia il cinema vero.
Il mio parere è un altro, che sia un bravo regista, portatore di idee nuove seguendo comunque la tradizione (o meglio, mischiando elementi retrò ad innovazioni e sboronaggini duemila-style), ma andrebbe comunque ridimensionata tutta questa celebrazione per, appunto, illo.
Kill Bill non è orrendo, ha delle belle trovate, è girato bene (frutto di anni di lavoro), interpretato strepitosamente ma finisce lì. E' scontato e soprattutto è incommensurabilmente zarro.
Bene, mi risposero, questo è il marchio di fabbrica di tarantino.
Rispondo, perfetto, ma non è il mio. E siccome agli inizi i suoi film (le iene e basta, direi in realtà) stavano in piedi senza un sovraccaricamento di elementi marci presuntuosi e sboroni mi chiedo, non poteva continuare a girare roba a basso costo senza lasciarsi intortare dal profumo dei soldi?
Che va bene, sarà il suo marchio di fabbrica e sarà tanto cool vedere e parlare e ammirare e adorare e bramare e sognare la notte mr. quentin, ma kill bill è un'americanata delle peggiori.
Che poi, questo è il classico parere di chi si aspettava troppo e si è ritrovata tra le mani un pugno di mosche (e molto sangue, tanto per restare in tema)....necessito un po' di tempo per ricapitolare le idee, rivedere il film e poter poi...ribadire il concetto che kill bill è il colossal meregano della stronzata. Argh.
Ultimi due giorni di lavoro. La pesantezza, non passeranno mai e lunedì mattina potrò sgusciare fuori dalle coperte giusto in tempo per guardarmi cento vetrine.
E tu. Tu muori, e vaffanculo. Vuoi l'asilo? e asilo sia, no che non mi hai fatto male faccia di maiale.
Miss Ann Thropy bitched about this at 1:44 AM.
martedì, ottobre 28, 2003
Considero i lati positivi gririo topo e nero opaco.
Nero opaco is an attitude
Basta cazzate. Hanno segato in due le gambe dello sgabello su cui ero comodamente seduta, ascoltando il vociare della futilità tendevo a perdere tempo e il suono della sega, nemmeno lo sentivo.
Tre parole che comportano decisioni, prese di coscienza, cambiamento, crescita.
Decrescita, più probabilmente, l'idea odierna è quella di passare prima qualche giorno di completo relax, una beauty farm casalinga e del corpo e dell'anima, uscite fino a tardi e sciallaggine senza limiti.
Seguirà la settimana di riflessione, indagando le mie più celate pulsioni paure e desideri.
Mi alzerò dal letto, quasi decisa ad agguantare l'obiettivo.
E finirò per certo a guadagnare ottocento leuri al mese rodendomi il fegato per il lavoro di merda che faccio senza cocludere niente, gettando al vento tutto questo è il perfetto ritratto del mio so called futuro.
La positività non è mai di casa.
Nero opaco is the reason, ribadisco.
Fine. Falafel piazzate al centro dello stomaco. Adesso infilo i pantaloni ed esco. Torno presto. Sono stanca. Non ho voglia di dormire, vorrei non dormire mai più. Il risveglio è puro trauma
E la conclusione, quindi?
La conclusione?
(e l'inizio, allora, c'è mai stato?)
morda
Miss Ann Thropy bitched about this at 9:43 PM.
Giacchè è entrata in vigore la legge di quel figlio di puttana che è morto, da venerdì io sono ufficialmente licenziata.
Dio maiale e laido, farmelo sapere con un piccola anticipo chiaramente no, eh?
Bene, tre giorni divini, quelli che sto passando. Divini come il porcoddio.
Miss Ann Thropy bitched about this at 9:56 AM.
lunedì, ottobre 27, 2003
Se solo mi regalassero la capacità di sentire tutto un po' di meno, diminuire i decibel di ogni singola cosa che mi circonda, mi sfiora, mi opprime.
Il senso di oppressione si trascina stanco e si fonde con un vacuo sentore di abbandono, e la contraddizione non ha mai fatto così male.
Inutilità, problematiche, problematiche inutili si trascinano e mi rendono schiava, giorno dopo giorno, la mia inapacità di far fronte a qualsiasi trauma aumenta giorno dopo giorno.
Un tempo riuscivo a calciare via da me ogni piccolo sassolino, sono scalza, e piano piano, a furia di addormentarmi ogni giorno sul mio cuscino di paura codardia e pigrizia i sassolini sono montati uno sopra l'altro, una gang bang egoista e sadica che mi sbarra la strada.
Soliti lunedì di inizio inverno, darkness prematura e ceri con l'effigie di padre pio graffiata via, irony is a dead scene è inquietudine allo stato puro, aiuta poco, e la mia voglia di cambiare sonorità è pari a zero, lascio che il dito si trascini speranzoso tra le pile di ciddì e trovarne uno adatto, le parole che possano portare conforto è speranza ormai vana.
Darkness prematura e vorrei solamente poter sentire tutto un po' di meno, mente e cuore ricoperti di ovatta. Non è il cuore, a fare male. Qualcos'altro, sono nervi e vene, pensieri e sangue.
Calmanti al posto delle merendine, calmanti al posto delle merendine.
Miss Ann Thropy bitched about this at 6:55 PM.
domenica, ottobre 26, 2003
Una parte dell'ambiente dei centri sociali sta cominciando ad urtarmi i nervi.
Meglio, non i centro sociali puri, quanto, gli spazi adattati a centro sociale, gestiti da ragazzini viziati che mascherano il loro borghesismo interiore dietro proiezioni semi-intellettualoidi e squallide foto sulla vita in chapas.
Sono i kibbutz occidentali del luogo comune. Il loro non è altruismo, non è un volersi rimboccare le maniche e concretizzare le loro parole, non è donazione di aiuto. Restano sogni e discorsi da universitari ventenni alla ricerca di passioni ed interessi che possano rientrare nella categoria dell' "alternativo". Il termine ha subito un notevole calo negli ultimi anni, ma il succo della questione cambia poco.
Un'intera categoria che porrei volentieri di fronte a me per poi fucilare all'istante, eyes wide open e ghigno sadico e soddisfatto.
I giovini melanconici, sguardi e pensieri rivolti verso il passato, un passato che non è stato vissuto, bensì idealizzato, manipolato per poi poterci giocare e quasi fingere di averlo posseduto....guarda guarda io lo conosco io ho letto i libri io ho studiato i saggi io ho parlato con...guarda guarda io il sessantotto è come se l'avessi vissuto guarda guarda il punk nel settantasette è morto.
E c'era questa locandina, questo ritaglio di giornale (e la lagna reggae priva di significato ma tanto no global imperava e mi sfondava le orecchie stanche ed incazzate) che parlava della guerra di spagna, partigiani italiani e non so bene cosa.
Bene perfetto, giusto, corretto, politically correct, oserei dire, ma guarda avanti, cristo.
Sono contenti solo nell'illusione di vivere nell'ALTRO, un altro luogo, un altro tempo, un'altra epoca, un'altra moda, un'altra dimensione, qualsiasi cosa basta che sia lontana dalla milano duemilaetre. Bene, peccato che alla fine della serata tutti in sella allo scarabeo e dritti nei vostri lettini.
Ho un lettino, una camera, una famiglia distrutta, un conto in banca, i miei libri e i miei soldi da parte. Bene, la mia critica non si basa su questo.
Io sono cosciente di quello che sono, della mia identità di italiana (poco)benestante (molto molto poco, in realtà, dato che dopo due anni di università sono stata invitata, o meglio trascinata di peso a lavorare altrimenti sarebbero stati cazzi per l'economia famigliare) e non mi costruisco un alter ego che vive nelle favelas e partecipa armato di sprange e bastoni o semplici fiori nel capelli alle battaglie per la libertà sociale degli anni sessanta settanta.
Ho la testa rivolta al passato e piagnucolo per ogni singolo ricordo che piano piano perdo, ma si tratta pur sempre di un mio passato, non del passato e della storia di altri. Da quelle posso imparare, ma la mitizzazione l'ho chiusa in una scatola dopo i sedici anni.
E ci sono individui che non riescono a farlo, che continuano a credere in ideali ed eroi (che eroi non furono affatto, spesso) che non solo non hanno mai potuto vivere nella nostra realtà, ma ci sputerebbero sopra e la combatterebbero.
O fai o no fai. Se fai, prendi e parti, fatti e non parole. Se non fai, allora leggiti i tuoi manuali noggglobal e non cagare il cazzo a me con le tue stronzate da pseudo comunista che però a capodanno io vado a cortina che c'ho la baita del papi.
Bene. Sproloquio. Solo per dire che dopo una sorta di festa in cui non ho bevuto nulla nè mangiato nulla (dato che non c'era nulla di bevibile a parte birra gratis e sangria, e io non bevo nè vino nè birra), orecchie violentate dai sogni di gloria di giamaicani fattoni (e cristo, anche sta mitizzazione della giamaica, io mi cagherei il cazzo dopo due ore di sole più mare, e fumare non mi piace. accettatelo, argomento chiuso) troppo freddo e troppe diciannovenni con le ballerine e le calze a righine colorate giacchè pippi calzelunghe docet..blablabla e poi finalmente stalingrado, the freddo al limone, sigarette chiacchiere e bruschette a go-go.
Ci sono due espressioni che detesto. "Un buon libro" e "un bagno caldo".
Pronunziatele in mia presenza e verrete fucilati. All'istante. Eyes wide open.
Vado a leggere the waste land. The al limone (caldo). Fear my thoughts.
Miss Ann Thropy bitched about this at 2:24 AM.