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domenica, agosto 24, 2003

 
La cosa che fotte in pieno i defunti Red Roses For a Blue Lady sono i testi.
Troppo espliciti.
Un'assenza di poesia che suna pretenziosa. Pretenziosa in quanto si vede che ci credono (credevano) fino in fondo, credevano nello splendore e nella perfezione di ogni singolo vocabolo usato.
E invece, invece molte parole sembrano messe lì alla cazzo.
Come se privilegiassero il colore rispetto alla forma. Il colore è scarlatto, un rosso cupo da fare male.
Ma in fondo, cosa resta?
Resta il fatto che avrebbero dovuto scegliere magari meno parole, magari meno colorate. ma migliori. Privilegiando la forma rispetto al colore.
Alcune canzoni odorano di colorante, ci appoggi sopra la lingua è puoi gustare la chimica.
Ad ogni modo, restano delle belle canzoni.
La numero sette, ad esempio. A girl named. Il primo minuto e mezzo può sembrare poco promettente.
Il retso è tutto un crescere, fino al climax finale. Chitarre e melodie. E parole per una volta quasi azzeccate.
Dispiace il fatto che non potrò mai vederli.
Se qualcuno volesse fare una cover di A Girl Named mi renderebbe felice.
Sarebbe come poterli vedere dal vivo, una sola volta.
(chissà, magari i wendigo. Messaggio di servizio)
Miss Ann Thropy bitched about this at 1:48 PM.


sabato, agosto 23, 2003

 
Che poi le mie giornate sono un misto di sadismo e vittimismo continuamente intercambiabili.
Piangevo sempre. All'asilo. Alle medie dopo ogni pallonata dritta in faccia.
E poi mi chiudevo in camera con l'amichetta del cuore e giocavo a cavallo e cavaliere.
Lei si metteva a quattro zampe e io con la corda rosa da dietro la picchiavo forte sulla schiena.
Lei piangeva. E chiamava la mamma.
E come un'attrice prodigio tascabile lasciavo che i miei occhi lacrimassero fake, e mi coloravo le gote di rosso purpureo (beata volontà beata volontà) fino a piangere.
"Giuro, è stata la silvia, mi ha picchiato con la corda e adesso dà la colpa a me"
E piagnistei. Finchè la madre prendeva una ciabatta anni ottanta, quella rosa con il pompon davanti e un paio di centimetri di tacco e gliela tirava più volte sulla schiena.
E io, in un angolo, guardavo sadica il viso distrutto della mia amica del cuore e ridevo e ridevo.
Sadismo. Vittimismo. Lacrime. Joie de vivre.
Semplice.

Miss Ann Thropy bitched about this at 4:37 PM.

 
Perchè l'asilo è pieno di bambini cattivi, di quelli coi denti gialli, che ti tirano i capelli e sadicamente ridono di te quando ti nascondi in un angolo per frignare in pace.

Miss Ann Thropy bitched about this at 4:26 PM.

 
Cut me in half.
Tagliatemi in due perchè qui si ricomincia.
Si ricomicia a temere, masticandomi i capelli con un sorriso tremolante e le unghie smangiucchiate.
Come una timida bambina di tre anni che non è affatto pronta a varcare le porte dell'asilo.
Che non è affatto pronta ad ascoltare le parole degli altri e coglierne sorrisi e scansare offese e gesti incoerenti.
Che non è affatto pronta a scagliare lontano ogni delusione, non è pronta a sedersi sopra tutto quello che non le sta bene e ricominciare da capo. Da un punto qualsiasi.
Miss Ann Thropy bitched about this at 4:25 PM.

 
Messaggio di servizio.
Mi avrebbe fatto piacere vedervi, cazzo.
E mi dispiace.
Perchè so che le ultime cose le attendi così tanto, afferri i pensieri riguardo a quelli che saranno gli ultimi momenti e te li giri e rigiri tra le mani, cullando quelle che potrebbero essere le emozioni, le parole, le musiche di sottofondo.
E quando sai che non ci sarà alcuna epifania, alcun epilogo degno di essere chiamato tale, fa male.
E' rabbia e rimpianto e delusione allo stato puro.
Perchè tutti sognano il gran galà finale, l'ultimo ballo, il vestito buono da indossare ancora per un'ora.
E mi dispiace, credimi.
Messaggio di servizio.
Ma te ne parlerò domani.
Miss Ann Thropy bitched about this at 12:21 AM.


venerdì, agosto 22, 2003

 
Perchè si dicono cose che non si pensano?
Cose che più volte incasinano le situazioni...e continuo a rendere più intricata la matassa, quasi mi stia divertendo a tirare i fili e ciucciare ogni filo di lana per poi formare nodi impregnati di saliva....e unire tutti questi nodi, minuto dopo minuto..creare una trappola appiccicaticcia...dopo ogni parola, dopo ognuna delle mie parole senza alcun senso...senza alcun tipo di pensiero fermo che le sorregga, queste mie parole.
Quasi io mi stia divertendo a scegliere casuali parole, tirare fuori aggettivi ed espressioni e rantoli da un cappello sgualcito. Parole casuali. Chiudendo gli occhi. Le scelgo. Le utilizzo senza pensare ad altro. Gli occhi rivolti al cielo. A qualsiai altra cosa che non siano quei fogliettini scritti male. Le scelgo. A caso. Le utilizzo.
Me ne pento.
E in fin dei conti, mi importa poco di incasinare questa situazione. Mi importa poco perchè il duemila e tre si sta rivelando un anno fantasico. Ogni giorno ricevo pacchettini. Al mio risveglio. Scatole nere e fiocchi multicolori. Soldatini e bombe a mano.
Barbie viziose e vestitini da festa. Gonne cortissime. Che fanno la ruota. E baci umidi. E bottiglie cariche di thè freddo. Pronte ad esplodere. Ricevo scatole nere e pensierini dolci.
tristezze pure al cento per cento e scarpette dorate. Realtà e disillusioni. Giorno dopo giorno. Emozioni forti, in questo duemilaetre.
E quasi non presto attenzione alla matassa pregna di saliva.
In qualche modo risolverò la situazione. E in questo momento. Niente riesce a farmi male. Sono mesi che nno piango. Meglio. Settimane. L'ultima volta ero seduta su una panchina di ferro alla stazione di aachen.
E filippo ha allungato la mano regalandomi un fazzoletto giallo in cui riporre muco saliva e malinconia.
Ma quella volta non conta, quella volta era solamente l'emozione di un incontro troppo a lungo sognato.
Quella volta era l'attesa di quattro anni. Quattro anni che mi sono tenuta dentro, E vomitavo fuori. Senza senso.
Ho vissuto quattro anni in ventiquattr'ore. Troppo intenso per rifiutare il fazzoletto giallo.
Vere lacrime non ne verso da mesi. Di quelle salate intendo. Quelle che lecchi avida, attendendo che arrivino a bagnarti le labbra e spariscano dentro la bocca. Quelle che ti gusti come ultima consolazione.
E niente mi sta facendo male. Le mie parole insensate ed emozioni che regalo senza porvi troppa attenzione.
Conservo me stessa. la parte più preziosa di me stessa.
Non significa non tenerci.
Significa preservazione e basta.

(e dicevo che si sarei rimasta sotto a vita, questo quello che ho scritto alla Sharaje. Pensiero casuale. Non ha nulla a che fare con quello che ho scritto poche righe fa. Pensiero casuale. Sono integra. Mi vedi? Integra con addosso solo i miei microslip neri)


Miss Ann Thropy bitched about this at 11:46 PM.


giovedì, agosto 21, 2003

 
Che Grado avesse ormai perso il novanta per cento del suo fascino ormai era cosa nota.
Ho ormai smesso di sentirmi a casa mia, troppe i volti noti che mancano e troppi i novi arrivi.
Troppe trasformazioni, tende multicolori e pizzeria nuova di zecca. Scarpe adidas finto kickboxing ovunque e un manipolo di carne dai tredici ai trentacinque anni incapace di prendere alcun tipo di decisione, incapace di intrapredere conversazioni più o meno serie.
Troppo poco il divertimento.
Trentaore a Grado sono state abbastanza per farmi capire che in realtà, penso che questa sia sttaa più o meno l'ultima mia apparizione laggiù.
Alle volte penso di aver bruciato il ricordo.
la stessa cosa vale per Thomas.
Ho scritto infinite pagine riguardo al suo presente rapportato al suo passato, tornata dall'interrail, pagine che non ho voglia di far leggere a nessuno, pagine in cui riassumo tutta quella che è stata la mia adolescenza e la sua presunta influenza in tutti gli errori che ho commesso.
Che poi, l'influenza è stata minima, e me ne sono resa conto da tempo, è stata la perfetta figura del capro espiatorio...
solo..solo mi sono chiesta se ne sia valsa la pena..andarlo a trovare e tutto...e ora apro le mani e cosa trovo, cosa mi resta...mi resta quasi solamente quello che è lui adesso...
e sono combattuta, combattuta tra un volergli bene sano e sincero ed una tenerezza nei suoi confronti...una tenerezza contorta, in cui si mischiano pietà per le sfighe attuali in cui continua a navigare...e tenerezza per il suo voler essere adulto quando è così dannatamente infantile....
infantile poi....non è nemmeno la parola adatta...
gli voglio bene..certo che...le stronzate che escono dalla sua bocca in certi momenti...allucinanti...piccoli gesti per attirare l'attenzione...
sarà...sarà che io me lo ricordavo nel suo essere immune ad ogni parola, nel suo sapersene stare in disparte lontano da ogni dolore tangibile...e vederlo così indifeso mi sa terribilmente male...e penso che forse, che forse non ne sia valsa la pena...valsa la pena di andarlo a trovare e lasciare che ogni ricordo bruciasse così velocemente...
fraintesa...rileggo quello che scrivo e continuo a non centrare il punto...come se lo odiassi, come se lo considerassi una persona sbagliata....no, semplicemente...semplicemente ero attaccata alla sua figura, a quello che mi ricordavo di lui...è stato come riconsiderare tutta la mia adolescenza o gran parte di questa sotto una diversa luce...dire cazzo...quello che ho fatto...io l'ho fatto seguendo i silenziosi consigli di qualcuno che ora si ritrova come...si ritrova solo...si ritrova a dover andare ogni anno nello stesso posto perchè nessuno gli offre alcun tipo di alternativa...
e parlagli della mia quotidianità, delle cose che vedo e delle esperienze che assaggio (per quanto non mi sembrino mai così eccessivamente VIVE...ma ascoltando le parole di qualcuno che gioisce solamente per un film nuovo alla tele...riconsideri ogni momento...) mi fa sentire in colpa per mille cose.
Mi fa sentire di merda, quasi, essere quella forte, in quetso momento.
E normalmente, normalmente dall'alto del mio egoismo e di un egocentrismo paranoico io indosso la mia ruota di pavone (spesso fasulla, spesso bruciacchiata) ovunque...insofferente ed indifferente nei confronti delle delusioni subite da altri...
E adesso mi sento sporca. Quasi come sapere come andrà a finire e non poter fare nulla. Perchè non te ne andrai mai via da lì.
E allo stesso tempo. Non me ne potrebbe importare di meno. Ti voglio bene e mi rendi nervosa e distante al tempo stesso. particolare.
E questi due giorni sono stati un miscuglio di sensazioni di questo tipo. Annoiandomi a morte. L'attrazione turistica, la milanese con la cinturina con le borchie che ommioddio la voglio anche io, ero la novità...ragazzetti che vengono vicino per parlare di musica e con aria saccente affermano nono tu sbagli perchè tu non ascolti hardcore, hardcore è slipknot, korn...e poi beh..i concerti panc, i concerti panc ho visto allora le pornoriviste e i latte più. Diocàn.
E poi il mortale odio nei confronti di tale luca. Forse luca.
A dodici anni nelle varie COMITIVE esiste sempre la figura del ragazzetto preso di mira da tutti, il nerd con l'occhio perennemente pesto che attende pazientemente il SUO MOMENTO...la filosofia del porgi l'altra guancia...il paradiso prima o poi arriverò anche per me...a furia di calci nel culo e insulti di ogni tipo diventerò forte e saprò conquistare il trono di ogni gruppo...diventerò il re dello stile...
Ma a vent'anni...a vent'anni cose di questo tipo non le avevo mai viste.
Tale luca si è preso
insulti. Gelati addosso. Sputi. Pugni in faccia. Sediate. E' stato scaraventato a terra atterrando di faccia sull'asfalto. Insulti, nuovamente. ed era sempre lì, sempre pronto a perdonare tutti ed accettare quasi con gioia strette di mano riparatrici, le stesse mani che lo avrebero scaraventato in una fontana cinque minuti dopo.
Io stavo in disparte. Messaggiando durante questi minuti di tristezza. Un masochismo così totale non può farti nemmeno pena, del resto.
That's it.
Aspetto la fine di settembre con ansia, di nuovo, qualche calcio in faccia per sfogare milligrammi di amarezza.
Che poi. Non c'è amarezza in me. Solo, non ho voglia di scrivere delle cose belle che sono capitate. In quetso momento le vivo e le rivivo, punto.

max rebo kids. counting crows. shai hulud. wendigo. red roses for a blue lady.
Miss Ann Thropy bitched about this at 5:59 PM.


mercoledì, agosto 20, 2003

 
E' succomultivitaminico. E' pagare la spesa con i soldi di mammà.
E' potersi lavare i piedi e strofinarli contro l'apposita spugnetta anti-callosità fino a renderli perfettamente lisci.
Sono parole cantate e grida stridule. Hardcecuore ad un volume finalmente accettiabile, al di fuori di un auricolare.
E' sentirli tutto intorno i miei ciddì, finalmente. E' poter sfogliare un libro e posare l'altro che non convince pienamente. Mettersi davanti al piccì e scrivere, se dovesse fare troppo male.
E' potersi tappare le orrechie dalle troppe parole. Poter negare richieste di attenzione. Poter dire "guarda, non ci sono", "guarda, sto dormendo". Potersi sottrarre dall'obbligo di rispondere accettare ed essere continuamente rintracciabili, lasciare che ti afferrino le caviglie e ti trascinino fuori dalla tenda storta poter smettere di ascoltare inutili quattordicenni e le loro bestemmie musicali.
Dedicherò un post. Forse. A tutte le inutili parole di ieri sera, fregnacce a go-go. Basta Grado, giuro, 40 ore sono state sufficienti.
E' poter sfogliare vecchie foto. Appenderne altre. Sedersi su un cesso (semi)pulito.
E cagarsi in mano per lettere che ancora devono nascere.
Dovere cullarle. E non sapere come fare.
Miss Ann Thropy bitched about this at 7:29 PM.

 
La cosa che più detesto quando torno da un viaggio una fuga una qualsiasi cosa che implichi un allontanamento dalla città natale abbastanza considerevole è trovare la camera incasinata letto disfatto e odore di qualcun altro posato sul mio cuscino, quasi potessi toccarlo, quasi fosse la scia gentilmente regalataci da una lumaca, pozze informi di nutella sul parquet libri e terra e ciddì (hope conspiracy victory style e compilazione di musica italiana anni sessanta settanta ottanta, nello specifico) impolverati pennarelli prosciugari e reggiseni leopardo fucsia scomparsi dall'amatissimo cassetto.
per non parlare di bottiglie d'acqua bollente ovunque e polvere everywhere.
vorrei solamente potermi sdraiare con calma su un letto pulito, scegliere accuratamente le canzoni più adatte al momento e MORIRE per interminabili minuti.
SOLA.
godermi i miei pensieri, lasciare che ruotino liberi, lasciarmi accarezzare e soffocare da conversazioni immaginarie, brandelli di parole che avrei dovuto abortire e fantascientifiche storielle nonsense.
Lasciare che ogni cosa riprenda il suo posto, seguendo la MIA logica. Lasciare che ogni pezzo del puzzle ritrovi il suo compagno e riesca nuovamente ad incastrasi, in modo illogico e perfetto.
Perchè mi rendo conto, non sarò mai in grado di creare/diventare un perfetto puzzle, sono solamente un mix di immagini gesti moine e parole che si incontrano e si scontrano.
Eppure, tornare a casa, attraverso un sorriso, poter rimpiangere tutto quello che ho lasciato (morire? attendere? crescere?) dietro di me...malinconia e serenità al tempo stesso.
sapere di voler fare qualcosa, qualsiasi cosa sia, da settembre.
Soliti masochistici macelli compresi.
Intingo le dita dei piedi in queste pozzanghere di nutella marcia. Sul parquet.
Ho perso le scarpe il primo giorno di viaggio.
Un paio di nike argentate numero trentasette e mezzo scucite e sudate su un treno destinazione lecce.
Dieci giorni senza indossare scarpe. E' quasi surreale.
Sporcarsi i piedi di continuo e lottare senza sosta contro callosità e sabbia sotto le unghie smalto rouge noire facilmente scheggiabile. Lasciate che i miei piedi marciscano nelle nuove buffalo, finalmente, lasciateli lì e lasciatemi in pace per un paio di giorni.
Tutti. Niente telefono. Niente uscite. Niente parole. Niente perchè. Niente percome.
Una lettera che mi sta pesando.
Qui qualcuno si sta cagando in mano. Ammettiamolo. Il solo pensiero di queste poche righe mi riempie nuovamente di ansia. E aspetterò aspetterò lasciando macerare ore e minuti nel solito brodo rossastro.
Masochismo a go-go. Mi conosco. That's tha way. I like. It.

E quindi la lista dei desideri e gesti e parole e pensieri che vedrò sbriciolarsi al miei piedi comprende
acquisto di videocamera digitale con annessa realizzazione di un cortometraggio pensato e sensato
partecipazione al cortometraggio di colui che mi ha sottratto la migliore amica di sempre aka il di lei fidanzato
acquisto di fotocamera digitale
(con conseguente realizzazione di innumerevoli scatti a cominciare da pose maiale della sottoscritta tutta attorcigliata in nastro di velluto nero modello salame, yessa + madonna ricoperta di lividi + varie ed eventuali)
impegno violento e costante durante le due ore settimanali di kickboxing
bruxelles. aachen. londra. new york (due ore da new york, tsè) e san sebastian.
impegno creativo e costante nella stesura del mio inutile romanzo. (going nowhere, going nowhere)
smetterla di stracciare testi di canzoni ed incendiarli fuori dalla finestra.
e numero uno andare fino in fondo. ovunque sia questo dannato fondo. lasciare indietro il pozzo dei rimpianti e dei rimorsi.
Poterlo coprire con un asse. Un'asse così pesante. Di modo che io non possa più spostarla di lì. Nemmeno lasciandola scivolare piano piano.
Perchè quando mi dicevano che DA GRANDE avrei smesso di mangiare tegolini e considerare gli anni in base al calendario scolastico, AVEVANO TORTO.
Mangio più happy hippos che tegolini, bevo più caffè sempre meno latte. Ma settembre è settembre, gennaio non è altro che un novembre un po' più freddo. Senza senso. Niente fine niente inizio. La vera svolta sta alla fine dell'estate.
La vera svolta dell'estate sono stati gli happy hippos.
Piedi zozzi e ippopotami croccanti, yeah.
Numero uno. Devo smetterla di girare con la foto di verdone nel portafoglio.

You will show up. With a smile. Just ask me. How I'm doin an all that stuff.
Smiling. Just ask me. Keep on reading. Start asking.
Miss Ann Thropy bitched about this at 6:51 PM.